Racconti dal tuo quartiere: Sara Pupillo
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Voglio raccontare un angolo di Milano che, al contrario di tante storie malinconiche della serie “com’era bello una volta”, una volta era anonimo mentre oggi è un incanto: piazza Gambara.
Innanzitutto attenzione: l’accento va sulla prima a: Veronica Gambara era una poetessa del Cinquecento (dettaglio ignorato da tutti gli abitanti del quartiere, perché, si sa, i nomi di vie piazze sono identificati con il luogo in cui si trovano e quasi mai con ciò a cui sono intitolati) e se chiedi a qualcuno che ne sa, inorridisce al solo pensiero di spostare quell’accento sulla seconda a.
La piazza negli anni passati era identificata con la fermata e poi il capolinea del 18: un tram abbastanza mitico perché congiungeva la città con il lontano quartiere di Baggio, che si trova laggiù in fondo a via Forze Armate dopo la grande caserma e dopo il parco delle Cave.
Il 18 ha smesso di esistere nel 1978 ma è rimasto nel cuore dei Baggesi perché è il nome del fantastico giornale di quartiere che anche qui a Gambara leggiamo sempre con interesse e che viene realizzato in uno degli edifici più belli di Baggio, in via Forze Armate 410; la piazza a quel punto era diventata solo il punto di passaggio dei tram che arrivavano dal centro e andavano a dormire nel deposito di via Forze Armate/via Chinotto, ma dal 2010 l’amministrazione ha pensato che uno spazio del genere poteva essere trasformato in qualcosa di bello.
La cosa meravigliosa è che ci sono riusciti: hanno rimosso i binari e piazza Gambara ora è un grande spazio pedonale con alberi, panchine, aiuole rigogliose di lavanda (io abito al terzo piano e quando c’è vento in casa arriva l’aroma), parcheggi per le bici, grande movimento a tutte le ore per una colazione nel bar all’aperto, un aperitivo alla mescita vino, un gelato. Sì i prezzi delle case sono saliti un po’ ma non molto (tutto sommato, siamo ancora all’esterno della circonvallazione della 90) ma quel che è certo è che la definizione di triste periferia qui è proprio totalmente inappropriata. Persino le casette superstiti dell’ex-villaggio industriale della De Angeli Frua, che un tempo erano additate come vecchie e cadenti, ora sono un gioiello prezioso.
Rimane solo un mistero: chi abbia deciso di far scrivere, in mezzo alle aiuole della piazza, GAMBARA a caratteri cubitali ma leggibile solo se passi in aereo o elicottero. Forse un messaggio per gli alieni: se venite qui, si sta bene.
Se votele venire a vederlo, vi consiglio un giorno di bel tempo: sedetevi al bar o al Vinello e godetevi la sensazione che tutti siano in vacanza. E inevitabilmente vi ci sentirete anche voi.