Karmen, alta 185 centimetri, è metà inglese e metà croata. Lavora nell’alta moda e sceglie amici che somigliano a Snoopy. Ha zie croate ottantenni che le passano deliziose ricette mediterranee, che lei serve su elegantissimi piatti vittoriani. Sceglie i suoi ingredienti con estrema cura, e a me piace pensare che vada a fare la spesa nel bosco, alle prime luci del mattino. Ogni tanto il sabato mattina, una ricetta.
Qualche giorno fa durante la pausa pranzo in redazione una mia collega e cara amica Angelica, italiana ma Anglophile doc, mi fa: “Karmen, ma tu sai a Milano dove si può mangiare un buon ‘poached egg and avocado on toast’?” E la mia risposta é stata: “Naturalmente, chez moi!” Scherzi a parte, questo ‘power breakfast’ so London e so New York sta diventando anche ‘so Milan’ ma solo a casa dei pochi connoisseurs e vorrei potermi considerare tale… E come sempre, dietro la ricetta del quale ho una bella storia da raccontarvi…
Non so voi, carissimi miei fan, ma io con l’uovo come genre ho un rapporto di amore e di odio. Ovviamente non sto parlando di quelle di cioccolato di cui vado ghiotta, cerchiamo di non ricordare i periodi di Pasqua ha ha, anche se la pesa te lo fa ricordare ogni giorno andando verso la stagione della prova costume ahimé (specialmente quelle della Cadbury’s, la cioccolata più burrosa e deliziosa del mondo che vi consiglio vivamente di assaggiarla appena vi si presenta l’occasione) ma del semplice l’uovo come lo conosciamo tutti. A volte è un must-eat totale, tipo la domenica all’ora del brunch da gustare o in dolce compagnia con assoluta calma magari sfogliando gli inserti dei quotidiani del weekend (io ADORO The Sunday Times Style Magazine, per esempio, quando sono chez moi o il T Magazine di The New York Times, altrettanto pieno di curiosità stilistiche) bevendo un bel filter coffee, o in casa con amici accampati per terra in sacchi a pelo reduci di una festa fino all’alba accompagnato da un buon Bloody Mary (con sedano, mi raccomando!!!) (vi dico un segreto, una volta per una festicciola d’addio mi sono portata di nascosto un tupperware pieno di gambi di sedano dal mitico Cucchi temendo che non l’avrebbero avuto ed ho fatto benissimo haha) per estinguere eventuali conseguenze della nottata precedente… Quella voglia sfrenata di un uovo diventa davvero tremenda e solo un uovo può soddisfarla. E’ inspiegabile… Prima optavo sempre per le uova strappazzate ma dopo una visita a Londra ottobre scorso per la fiera d’arte contemporanea Frieze, il mio gusto è cambiato di 360 gradi. Avendo scoperto il ‘poached egg’ vero fatto in un vero ‘egg poaching pan’. Sapete cosa sia l’oggetto strepitoso che vedete nell’immagine sotto? E cosa viene cucinato nei vari contenitucci neri? Haha, sarà una rivelazione quindi anche per voi… Io me la sono fatta regalare a Natale subitissimo.
Ma perché vi sto raccontando tutto ciò vi chiederete haha??? Ecco, perché proprio in questa cucina accogliente sul piano interrato che dà con finestre alla francese su un giardino da favola (guardate solo la casetta delle fate in fondo al giardino dove i figli giocavano e dormivano da piccoli appena cominciava a far caldo abbastanza, non è bellissimissima??), ho assaporato per la prima volta in vita mia un uovo in camicia preparato in un pentolino da uovo in camicia secolare ma nonostante l’età non ancora arrugginito. Il ‘poached egg on toast’ è il piatto forte di questa casa e la signora che sarebbe anche una vera lady ne va orgogliosa. Non fa il full English breakfast perché impuzzerebbe tutta la casa ma i suoi poached eggs sono davvero strepitosi. Serviti poi su elegante porcellana di famiglia, mista ma comunque abbinata (un po’ come oggi vanno di moda i pattern tra righe, fiori e stampe op che una volta non si poteva immaginare come mix – pensiamo soprattutto alla nuova onda introdotta da Gucci) e delicate posate di argento nonché la brocca per il latte coperta di pizzo, il contenitore ed il cucchiaino per il sale.
Io vado pazza per questi dettagli ed infatti una mattina mentre ancora a Londra sono andata all’alba al mercatino di Notting Hill ed ho preso un deliziosissimo cucchiaino per spargere lo zucchero a velo. Utilissimo ha ha, direte, un oggettino assolutamente must-have ha ha, ma la sua scena la fa, promesso, quando, per esempio, presento il mio apple pie. Ed è stato un affarone a soli 5 pounds!!!??
E già che siamo sul tema delle uova, colgo l’occasione di consigliarvi una location che Isabella vi aveva già accennato tempo fa e che io ho scoperto per caso durante Miart quando sono andata a vedere la mostra organizzata dalla Fondazione Trussardi di Sarah Lucas, INNAMEMORABILIAMUMBUM. A parte le opere molto particolari con tanta presenza di uova (vedete foto) ho visto per la prima volta in vita mia una parte di Milano nascosta. Si tratta dell’Albergo Diurno Venezia sotto piazza Oberdan “che è stato un elegante centro servizi per viaggiatori realizzato tra il 1923 e il 1925 su progetto di Piero Portaluppi. Assistiamo ad un pezzo di storia del splendore della vecchia Milano tra bagno pubblico, terme, negozio di barbiere, parrucchiera, manicure, agenzia di viaggi e fotografo.” Da vedere assolutamente.
& ecco a Voi, per me l’uovo perfetto:
INGREDIENTI x 2 PERSONE:
2 fette cicce di pane multi-cereali tostate
1 avocado soffice ma non molle al tatto (di maturità giusta insomma)
2 uova
burro
sale
pepe
opzione: una manciata di coriandolo
PREPARAZIONE:
1 • Prendete la pentola per fare le uova in camicia come da foto, imburrate un po’ ogni contenitorino e seguite le istruzioni. E’ molto semplice comunque. Fate cuocere le uova alla texture che va per voi. (A me personalmente l’uovo molliccio fa specie e quindi mi piace ben ben cotto, anzi cottissimo). 2 • Nel frattempo fate tostare bene o nel tostapane o al forno le due fette di pane assolutamente ai semi o integrale. Anche quello rustico a fette grosse del Mulino Bianco va benissimo. 3 • Quando il pane è tostato alla tostatura per voi giusta, spalmate ogni fetta di burro salato, coprite di fette abbondanti di avvocado, salate e pepate, aggiungete una spruzzatina di limone e poi come tocco finale aggiungete l’uovo sopra. Salate e pepate di nuovo.
E voilà, il vostro ‘power brunch’ è pronto!!!
PS Per motivi sentimentali vi faccio vedere anche qualche foto del mio portauovo Wedgwood con Pietro Coniglio che ho da quando ero una bebé e che mi porto in giro per il mondo da anni. Per qualche motivo curioso ce l’hanno tanti bambini inglesi nati negli anni Seventies. Evidentemente era un tipico regalino chic da fare all’epoca e Pietro era il personaggio del momento. Io cmq al mio sono molto affezionata che é diventato un soprammobile preferito ha ha…
onalimlericettedik@gmail.com
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Teapot Woman — illustrazione di Myra Butterworth
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