* Le ricette di Karmen * Picnic time
Karmen, alta 185 centimetri, è metà inglese e metà croata. Lavora nell’alta moda e sceglie amici che somigliano a Snoopy. Ha zie croate ottantenni che le passano deliziose ricette mediterranee, che lei serve su elegantissimi piatti vittoriani. Sceglie i suoi ingredienti con estrema cura, e a me piace pensare che vada a fare la spesa nel bosco, alle prime luci del mattino. Ogni sabato mattina, una ricetta.
Ormai con l’arrivo di maggio, si augurerebbe anche la comparsa di qualche raggio (magari costante, non permaloso) di quel tanto atteso sole che invoglia la corsa verso il piu vicino accenno della natura che offre la città, seguito da un dolce “dolce far niente”.
Sdraiati sulla nostra copertina rigorosamente tartan l’unica sensazione d’attività tra i fili d’erba nella nostra prossimità, verrebbe offerta da una troupe di formiche lavoratrici intenta a scroccare il pasto della giornata alla banda dei nuovi arrivi, che hanno invaso il loro terreno. Se siete nel Bosco in Città, dai balzi di qualche simpatica rana giallina mignon.
Etimologicamente parlando la parola picnic trova origini nel francese antico (sarebbe pique-nique), ma a me è sempre sembrato un concetto innato nel DNA degli Anglossassoni, praticamente come quello dell’afternoon tea. E avrete capito quanto io sia ossessionata dell’afternoon tea ha ha..
Da noi, non è neanche il meteo che detta se è il momento giusto di fare picnic o meno, se è stato pianificato, basta la semplice voglia di socializzare e mangiare insieme all’aria aperta, si fa. Pure sotto la pioggia sotto un ombrellone da golf. Fatto. E non di meno divertente e delizioso.
Pensate poi a tutti quei meravigliosi hamper molto British con addiritura servizi di finissima porcellana, posate d’argento, flutes, tazzine e tutta l’attrezzatura che puoi immaginare in versione trasportabile (però per niente pratici da trasportare alla scelta location dello svago ha ha). Trasportato. Fatto. E adoro.
D’altronde esisterebbe sempre l’opzione assai triste ma facile e pratica, quella di comprarsi un panino ed una bottiglieta d’acqua all’ultimo ad uno di quei (pure quelli assai tristi) chioschi che si trovano sempre all’ingresso del parco, che nel mio umile parere rovinano l’aspetto della natura. In quel caso dove sarebbe la poesia della giornata però? Eh, per me non vale e perciò furbescamente opto sempre per il per niente pratico cestino da picnic. Che poesia! Guardate che spettacolo ha ha! E da vera Anglossassone, non riuscendo ad accontentarmi neanche del cibo troppo pratico, a fianco ai leggendari soliti ignoti presenti in quasi tutte le foto che ritraggono l’idillio di una giornata campagnola, e cioè la baguette, il patè, il brie, il grappolo d’uva, la boccetta di vino casalingo, dal mio cestino sulla mia copertina tartan tendono a uscire anche alcune delizie sofisticatine che si adattano bene a farsi trasportare nel tupperware. Al momento di mangiarle però, rigorosamente incongruamente vanno servite su piatti di porcellana e…con posate giganti ha ha…a misura di Karmen.
Sarò ridicola/esagerata, ma non lo sono da sola, per fortuna. Fortunatamente sono circondata da amici un po’ frou-frou e strambi che, come me, credono e apprezzano questa folle non-praticità, e mi danno retta…e…mi danno una paziente mano per il tragitto da casa all’albero ideale. Una volta (dalla disperazione propria, lo ammetto) ho pure pensato che sarebbe stato opportuno prendere in prestito un carello dal supermercato, infilare tutto dentro tra cesti, cestini, scatole, scatolini, coperte, tovaglie, bottiglie, baguettes, cupcakes, mazza da baseball, pallone, ferri da maglia, riviste, giradischi e altri eventuali fronzoli assolutamente necessari per il godimento della giornata e trasportare “la casa”. In quel modo però non sarebbe stato per niente chic e quindi ho rinunciato alla geniale idea. Non si fa. Punto.
Però voi, ovviamente, sentitevi liberi a scegliere la strada piu pratica che vi pare…ha ha…ma vi consiglio di tenere in considerazione i piatti che sto per consigliarvi. Il primo di questi che ho deciso di includere in questa prima puntata sul pic-nic anche per dare un’ulteriore settimana di gloria alla zia Jelka, perché lo merita, e che abbiamo trattata un pochino male settimana scorsa ha ha prendendola in giro, è la sua (ormai mia) moussaka di melanzane.
LA MOUSSAKA DI MELANZANE
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INGREDIENTI:
Per due teglie (meglio di vetro tipo Pyrex) di media dimensione avrete bisogno di:
3 melanzane grandi
Olio di semi di girasole
Sale per coprire le melanzane
5 scatole di polpa di pomodoro
1 confezione di passata di pomodoro
1 grande cipolla rossa
2 spicchi d’aglio
Olio d’oliva
Sale & pepe
Erbes de Provence
Un pizzico di zucchero
6 uova
Una montagnetta di formaggio gratuggiato (un mix di Fontina+sotilette+emmenthal)
Per decorare scaglie di Parmigiano + erbe da spolverate sopra
1. Sciacquare e tagliare le melanzane a rondelle e poi coprirle abbondantemente di sale. Lasciarle un’oretta cosi da far uscire l’acidita’. 2. Nel frattempo preparare la salsa al pomodoro (abbastanza basilare) friggendo la cipolla e l’aglio tagliati nell’olio d’oliva. Quando rosolati, aggiungere la polpa e la passata di pomodoro, un pizzico di zucchero, l’erbes de Provence e poi salare e pepare. Mescolare bene e cuocere a fuoco lento per una mezz’oretta e poi spegnere coprendo la pentola con un coperchio. 3. Gratuggiare il formaggio e lasciare pronto da parte. 4. Ormai le rondelle di melanzana saranno ricoperte di un liquido marrone e quindi sciacquarle sotto acqua fredda e asciugare bene. 5. Prendere una pentola bassa e friggere ogni rondella nell’olio di semi di girasole e una volta soffici e lievemente dorate, trasferirle in un piatto coperto di carta da cucina. Attenzione: le melanzane assorbono tanto olio e quindi bisogna aggiungerlo in continuazione!! 6. In un piatto da parte rompere le uova e aggiungerle pian pianino alla salsa al pomodoro e mescolare bene. La massa deve essere omogenea. 7. Una volta finita la frittura di tutte le rondelle di melanzana, prendere una teglia di vetro (di qualsiasi forma ma quadrata/rettangolare funziona meglio siccome di conseguenza la moussaka sara’ piu’ facile da tagliare) e mettere un po’ della salsa e una goccia d’olio d’oliva sul fondo. Poi arrangiare uno strato di rondelle di melanzana, sparpagliare del formaggio gratuggiato sopra e coprire il tutto con uno strato della salsa. Dopo mettere un altro strato di rondelle, coprire di formaggio e poi di salsa fino a quando non si riempie prima la prima e poi la seconda teglia e saranno consumati tutti gli ingredienti. 8. Cuocere la moussaka in un forno pre-riscaldato a 160 gradi per un’oretta ma controllare ogni tanto per impedire che la parte di sopra bruci. 9. Quando la moussaka e’ cotta saprete anche dal buon profumo che pervadera’ la cucina. 10. Una volta tolta dal forno, lasciare riposare un attimino e poi tagliare come una torta a quadrati. 11. Prima di servire in tavola, decorare ogni quadrato con delle scaglie di Parmigiano e con delle erbes de Provence (come nella foto). 12. Servire con della rucola e del pane fresco croccante il tutto accompagnato da un buon aromatico vino rosso.
NB Ricordatevi di tagliare la moussaka in piccoli pezzi e mettetela dentro la stagnola dentro la scatola di tupperware. E’ buonissima anche fredda come scoprirete.
Buon picnic!
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onalimlericettedik@gmail.com
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Colonna Sonora del picnic
Teapot Woman — illustrazione di Myra Butterworth
E’ vero è buonissima anche fredda! Io l’adoro 🙂 Buon fine settimana!
a te! 🙂
Primo articolo che ho la fortuna di leggere… Interessanti i consigli e ancora di piu’ l’ironia corrosiva e la vittoriana eleganza. Bravo! A presto
Un nuovo fan, che bello!! Grazie mille & a sabato prox!! 😀
Eccola, la famosa Moussaka di cui mi parlavi! 🙂 E’ stato un piacere conoscerti ieri sera, alla prossima!
Danja