La storia del Tabit come la vedo io

Il Tabit è un chiosco che si trova nel Quartiere Adriano. Sta per chiudere dopo appena due anni di attività e ho chiesto a Giulio, amministratore del gruppo “Sei di Quartiere Adriano se…” di raccontarci come la vede lui.

 

Il chiosco fu affidato alla cooperativa sociale Tabit a seguito di un bando indetto dal consiglio di zona 2 di centro sinistra a inizio 2015.

Prima di esso si tenne una commissione in cui fu chiesto ai cittadini se avrebbero preferito un luogo di aggregazione con attività sociali oppure un’attività commerciale pura.

La maggioranza dei presenti in commissione, me compreso, si espressero per un’attività commerciale, ma il cdz non si curò dell’opinione della maggioranza e lanciò il bando con finalità sociali. Questo forse spiega già perchè qualcuno in quartiere partì prevenuto nei confronti del Tabit (fin da subito, ad esempio, qualcuno criticò l’eccessivo costo del gelato, assolutamente in linea, invece, con i prezzi di mercato). I ragazzi della cooperativa pensarono di aprire un bar gelateria e coi proventi di esso svolgere attività gratuite quali sostegno allo studio, baby parking, corsi per bambini e concerti nei venerdì d’estate, questi ultimi sicuramente i più frequentati. Rispetto al bacino di utenza del quartiere, comunque, la gente che si vedeva anche ai concerti era molto molto poca.

Il chiosco presenta numerose criticità: non si trova lungo una strada ma all’interno di un parco con pochi alberi che quindi vede scarsa affluenza d’estate per il troppo caldo e la carenza di ombra e d’inverno per il troppo freddo e la nebbia. Lo spazio all’interno è risicato, dunque è difficile accogliere avventori d’inverno e ancor più difficile svolgere qualsivoglia attività sociale. In più l’impianto di riscaldamento non ha mai funzionato. Il primo inverno (2015) fu un bagno di sangue per il Tabit perchè spesero un botto di pompa di calore per non avere praticamente avventori, per cui nell’inverno 2016 decisero di tenere per lo più chiuso.

In zona 2 vincemmo il bilancio partecipativo 2015 che prevedeva una veranda riscaldata per il chiosco, mai realizzata. Vero che il bando non prevedeva la veranda, ma ci si è resi conto dopo di quanto fosse importante che ci fosse. Nel 2016 è cambiata la maggioranza in municipio. Il nuovo municipio di centro destra si è mostrato sordo di fronte alle esigenze del Tabit: nessuna news sul riscaldamento, nessuna pressione per avere la veranda riscaldata, nessun supporto alle attività. Molto rigore, invece, nel chiedere di rispettare degli orari rivelatisi inadeguati per via della scarsa affluenza nel parco. In vista del rinnovo del bando, fin da aprile Tabit ha chiesto al municipio quali fossero le intenzioni ma nessuno ha risposto: non sapendo se sarebbero stati confermati nel 2018, non se la sono sentiti di passare un altro inverno in netta perdita. Girava voce, peraltro, che fosse intenzione del municipio indire un nuovo bando, cosa assai plausibile, notizia sfuggita a qualche politico sui social mesi fa.

Demeriti del Tabit? Scarsa esperienza nella gestione di un bar, poca dimestichezza col marketing, demotivazione quando si sono resi conto della situazione. Non sono però stati aiutati nè dai “padroni” (municipio e Comune) nè dal quartiere che non lo ha frequentato più di tanto. Era l’unico servizio del quartiere nuovo, non lo abbiamo più ed è un peccato.

tabit-giulio

Ci attendono tempi biblici per la riapertura perchè ovviamente il nuovo bando non è pronto. I bellissimi murales del chiosco, comunque, li dobbiamo anche al Tabit.

Giulio Mondolfo

 

Foto ViviMilano

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