Franco Cerri: la musica può rimediare a molte cose. Anche alla pausa pranzo.
by Isabella
Come ogni anno ormai (ma io non ne sapevo niente) a Milano si svolge il Break in Jazz, cioè una rassegna di concerti gratuiti eseguiti a ora di pranzo, dalle 13 alle 14, in piazza Mercanti.
Però per fortuna lo sapeva Dario, così venerdì scorso siamo andati a sentire il grande maestro, il chitarrista milanese di fama internazionale: Franco Cerri.
In piazza c’erano business uomini e business donne, pensionati e ragazzi, e anche un barbone ubriaco che ballava allegramente sotto i portici facendo volteggiare il suo trolley, con i suoi oggetti personali, come se fosse la sua donna. Un’immagine bellissima. Franco Cerri presentava tutti i musicisti, e per ognuno di loro spendeva parole affettuose. Nel parlare aveva dei perfetti tempi teatrali, in questo caso tempi musicali. Dosava le pause, le battute e i sorrisi, con sapienza. E i sorrisi erano lunghissimi. Per essere sicuro di sorridere a tutti, girava il collo di 180° e guardava tutti quanti negli occhi. Teneva tutti d’occhio, sia il pubblico che i musicisti.
Con i pianisti poi faceva così: si metteva dietro di loro, li fissava da dietro, si chinava ogni tanto per dargli un consiglio e poi tornava in piedi assumendo la posizione del pensatore. Infine applaudiva. Meno male! Che sollievo per i pianisti.
Soltanto alla fine Franco Cerri ha tolto gli abiti del maestro cerimoniere, ed è tornato nelle vesti del grande MAESTRO CHITARRISTA e ha suonato, prima Deborah di Ennio Morricone dalla colonna sonora di C’era una volta in America, e poi una sua composizione, credo abbia detto “Moses Ballad”.
Quando sono tornata a casa, ho cercato su itunes i dischi di Franco Cerri e così ho scoperto essere suo anche il brano Trolley Song. Lo sapevo che l’uomo con il trolley non si trovava lì per caso!
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