Il doppio campo da basket è ispirato agli alberi, alle tende sui davanzali, ai mattoni e al cielo sopra Adriano
Astronove è un’associazione che promuove e diffonde la cultura di progetto con azioni di inclusione e innovazione sociale attraverso le arti visive e applicate, l’artigianato, il design. Abbiamo intervistato Cecilia di Gaddo. Astronove fa parte della rete Non Riservato, il laboratorio permanente per la socialità creativa negli spazi pubblici di Milano.
Cosa significa Astronove?
Questo nome racconta chi siamo, da dove veniamo e dove operiamo. Tutti e tre i soci fondatori dell’associazione vivono in Dergano – qualcuno al limite con la Bovisa – nel municipio 9 di Milano. Professionalmente siamo legati al Design e alla Cultura di Progetto, alla mappatura e al Problem Solving. L’astro è la guida, la barra di navigazione. E poi dico la verità, io sono sopratutto una fanatica di fantascienza!
Hai disegnato il campo da basket nel quartiere Adriano che è stato inaugurato domenica scorsa e hai detto di esserti ispirata al quartiere. In cosa il campo da basket somiglia al quartiere Adriano?
Il doppio campo da basket sta ai margini del bellissimo Parco Adriano al limite con Sesto San Giovanni. Dal parco si ha un’ottima visuale sul quartiere e sulle sue architetture, passeggiandovi si incontrano costruzioni nuovissime ma anche “vecchia Milano”. I campi rappresentano, con i loro colori, tutto il quartiere. Mi sono ispirata agli alberi, alle tende sui davanzali – prevalentemente blu e verdi – ai mattoni, all’arredo urbano e naturalmente al cielo sopra Adriano. Insomma natura e cultura.
A me sembra bellissimo, tu sei soddisfatta di come è stato realizzato?
Moltissimo, ci siamo divertiti un sacco! E’ stato bello vedere i ragazzi – e sopratutto le ragazze! – di Sanga Milano sfidarsi in un piccolo torneo a squadre. L’intervento è stato realizzato per il quartiere ma sopratutto per i players, è di tutti e deve essere usato!
Quali altri interventi ti piacerebbe realizzare a Milano?
Ho già messo gli occhi su un altro paio di playground in Dergano, in via Ciaia e in via Candiani! Mi piacerebbe riuscire a realizzare un’idea che mi gira in testa da tanto tempo, un concorso di idee per l’arredo e la segnaletica urbana. Dispositivi parassiti agganciati all’arredo esistente che migliorano la vivibilità dello spazio pubblico. Penso per esempio a mensole per appoggiare cibi e bevande agganciate alle panchine, cestini per la raccolta differenziata, portaceneri. Mi piacerebbe raccontare ai cittadini milanesi la storia del quartiere dove vivono creando una segnaletica che spieghi loro i tesori che hanno sotto casa! In Dergano per esempio abbiamo il primo palazzo prefabbricato realizzato in Italia dall’Ing. Pater, le vecchie scuderie della Villa Taverna con un balconcino da cui pare abbia parlato Garibaldi e molto altro.
Cosa pensi delle piazze a pois che sono spuntate in questi giorni a Milano?
Sono benvenute! Un bellissimo esperimento a breve termine, un’occasione di dialogo con i cittadini che abitano i quartieri che le ospitano. Hanno creato non poche polemiche, lo so, ma dobbiamo pensarle come territorio di sperimentazione. Ci hanno dato uno spazio, sta a noi metterci dentro quello che vogliamo. Di fatto lo spazio di aggregazione è già in funzione, c’è sempre qualcuno seduto ai tavolini a chiacchierare e a prendere il sole. Di certo questo non basta per rianimare una piazza che si era trasformata nella fermata dell’82. Servono idee e interventi anche nelle zone limitrofe alla piazza. Un bellissimo progetto ideato dal collettivo Rebar e iniziato a San Francisco ha trasformato i parcheggi in spazi pubblici temporanei o permanenti. Così è nato Park(ing) Day e di seguito tutti i progetti simili che hanno rivitalizzato le strade di molte città. Lo spazio è di chi se lo prende!
Conosci altri interventi simili su campi sportivi o piazze in giro per il mondo?
Ne conosco molti. Mi aggiorno costantemente sui progetti di Project for Public Space che adottano il placemaking, il fare i luoghi, secondo l’idea che i luoghi possano trasformasi continuamente aderendo alle esigenze di chi lo utilizza. E’ un processo non un progetto. Per quel che riguarda i playground tutte le città ne sono piene. Gli interventi artistici aiutano a metterli in luce e ad innescare la partecipazione della cittadinanza nel prendersene cura. Da questo punto di vista sono un ottimo punto di partenza per la riqualificazione (parola che odio) delle aree urbane decadenti o abbandonate.
Fai parte del collettivo borderlight e l’anno scorso hai realizzato dei laboratori di lanterne luminose. In cosa consistevano questi laboratori?
I laboratori sono ispirati alla tradizione tedesca (grazie a Claudia Barana che me l’ha fatta scoprire!) della Passeggiata di San Martino. Si costruiscono lanterne da passeggio e si sfila per la città tutti insieme l’11 di novembre. Nel caso di Borderlight i laboratori sono stati uno strumento per dialogare con i territori dove il Collettivo ha portato l’installazione luminosa, un modo per descrivere i quartieri e rappresentarli nella decorazione di una lanterna. Il lavoro preparatorio di ricerca è stato molto interessante, mi sono concentrata sui pattern che vediamo ogni giorno nelle nostre città. Li ho cercati nelle architetture, negli arredi urbani, sui marciapiedi e anche nell’urbanistica cittadina. Mi sono resa conto lavorandoci che questi pattern sono un fantastico strumento di riconoscibilità di un luogo per chi lo abita. Questa ricerca è stata la base per la mia opera in mostra a Borderlight. City as Vision lo scorso giugno a Corvetto.
Ti piace disegnare mappe. Che mappe ti piacerebbe disegnare per Milano?
Mappe emotive e sensoriali capaci di aiutare le persone ad orientarsi nella città, di viverla secondo il proprio umore. Vorrei mappare tutte le entità, più o meno conosciute, della città che sono una grande risorsa di aiuto per i migranti e le persone bisognose. Penso alle scuole di italiano per stranieri, alle mense e ai dormitori ma anche ai consultori con sportelli di ascolto per le donne, adulte e adolescenti. Milano è una città accogliente, al contrario di quello che si pensa!
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