CasciNet come tutte le cascine a Milano possono essere luoghi incredibili di aggregazione sociale

Cascina Sant’Ambrogio fino a pochi anni fa era una cascina semi abbandonata. Oggi qui nasce CasciNet un luogo di aggregazione che è un intento di valori condivisi di contaminazione, collaborazione, convivialità, territorialità, ascolto, onestà, impegno e generatività. CasciNet fa parte della rete Non Riservato, il laboratorio permanente per la socialità creativa negli spazi pubblici di Milano.

Quando ha aperto CasciNet? Quanto tempo c’è voluto per ristrutturarla?

CasciNet non apre perché non è un luogo ma è un intento di valori che trova le sue radici in Cascina Sant’Ambrogio. Essendo dell’assessorato all’agricoltura, non poteva essere assegnata con un bando sociale, per questo ci è stata concessa per tre anni chiedendoci ci fondare un’azienda agricola e di presentare una progettualità. Adesso abbiamo un accordo con il Comune per mantenerla e valorizzarla per 30 anni. La cosa più importante era riaprirla prima possibile alla città, per questo l’abbiamo resa sicura facendo degli interventi di consolidamento strutturale. Ma non c’è il riscaldamento e gli impianti idraulici sono ancora quelli che abbiamo ereditato.

CasciNet è l’ex Cascina Sant’Ambrogio all’interno della quale c’è un dipinto trecentesco raffigurante l’incoronazione della Venere sotto i santi. Ci racconti questa storia?

Cascina Sant’Ambrogio dove CasciNet mette radici, è un luogo magico che conserva l’incoronazione della Vergine fra angeli e santi che è del 1300, ma non è l’elemento più antico che abbiamo in cascina. Mezza cascina ha dei basamenti del 1100 e un’abside che ha delle reminiscenze fondative del quarto secolo dopo Cristo. Abbiamo anche una lapide del quarto secolo di origine romana che si trova nell’aia con un’iscrizione che parla di un delitto di una bambina di origini nobili. La leggenda narra che sia stato l’ultimo dei sacrifici compiuti, prima dell’arrivo di Ambrogio che diede fine a queste pratiche. E in quella che era una palude, Ambrogio suggerì di costruire una chiesa. Il nostro primo intervento, possibile grazie a un’operazione di fundraising, è stato conservativo. Speriamo di potere restaurare presto anche l’affresco dell’incoronazione della Vergine.

Oggi CasciNet è abitata: chi ci vive (gatti a parte)?

In Cascina ci vive ancora Mario, a parte alcuni rari periodi in cui ha bisogno di fare delle visite. Vivono in cascina anche Amalia che è la nostra responsabile del servizio ristorazione interno, Francesco e Pietro che hanno un accordo di custodia e si alternano per garantire la sicurezza degli spazi e l’accoglienza. Nei terreni della Cascina invece vive la famiglia Barusano, la famiglia che il Comune ci ha affidato e con la quale abbiamo fatto insieme un percorso incredibile. La famiglia Barusano era una famiglia nomade che adesso fa degli orti meravigliosi e cura delle galline, dei conigli e presto anche un asinello e una capretta. L’idea è di costruire per loro una casa in terra cruda che domani diventi una fattoria. Una progettualità di cui siamo orgogliosi.

Come si viveva una volta in questa Cascina?

Mario ci ha raccontato delle storie incredibili. Una che mi ha colpito è questa: per la stagione del lavoro nei campi arrivavano le donne del sud e Mario lo racconta con la luce negli occhi perché per lui era una delle poche occasioni di incontro con delle donne. La sua vita è sempre stata intorno alla terra, non ha mai fatto un giorno di vacanza, non ha mai saltato un mercato. Un altro racconto che mi è rimasto in testa è quello della fine della seconda guerra mondiale quando l’Italia cambiò casacca e gli amici tedeschi diventarono nemici e allora tutti i lavoranti della cascina si sono nascosti in un anfratto e lì sono stati per giorni per evitare di essere presi. Era una vita di estrema dedizione alla terra e al proprio territorio. Quando abbiamo incontrato Mario e Angelo, loro erano già 82enni. Abbiamo trovato una cascina che sembrava parlare: alcune stanze erano rimaste intatte con un letto di ferro, un materasso consunto e uno specchio di fortuna. La prima volta che siamo entrati nella cascina abbiamo fatto delle scoperte molto emozionanti.

A CasciNet ci sarà anche un b&b?

No, ma ci sarà un servizio di ospitalità a breve, medio e lungo periodo in cui si ospitano progetti come quello che si è appena concluso sui campi di non violenza, campi scout, formazione per adulti. Abbiamo 8/12 posti per questo. Possiamo anche ospitare a medio termine, in cambio di un contributo economico e di un contributo lavorativo. Sull’ospitalità a lungo termine stiamo ancora ragionando. CasciNet non sarà mai un b&b ma una foresteria sociale.

La tenda indiana e la barca dei pirati da dove arrivano?

Sono le ultime donazioni che abbiamo ricevuto, ci sono arrivati materiali di ogni tipo in questi sei anni, ho perso il conto di quanti frigoriferi abbiamo ritirato. Il bello di questo luogo è che catalizza donatori e donazioni, il brutto del donatore persistente è quando non capisce che questa non è una discarica. Manca un po’ la cultura della donazione, una donazione non deve generare problemi, li deve risolvere.

CasciNet si trova tra il quartiere Ortica e Linate. E’ frequentata dalle persone che abitano nella zona?

Sì è frequentata dagli abitanti del quartiere. Ci sono 100/150 ortisti. Ma la capacità di attrattiva di CasciNet è transregionale e transnazionale. Abbiamo ospitato almeno una decina di stati europei un po’ per la nostra promozione a Bruxelles, un po’ per il passaparola.

Quante cascine ristrutturate ci sono a Milano e quante sono ancora da ristrutturare?

Non so di preciso, penso una decina negli ultimi cinque anni. Quello che so è che nel 2012 il Comune ha chiesto l’interesse a prendersi cura di una delle 65 cascine milanesi, l’elenco completo è su cascinemilano.it.

Quali sono le tue preferite?

Cascina Guzzafame, Cascina Selva, Cascina Basmetto, Cascina Campazzo, regalano un gusto d’altri tempi. Sono molto critico rispetto ad alcune cascine che ristrutturate in maniera aggressiva hanno perso l’identità. Una cascina che mi è rimasta nel cuore è qui vicino e al momento ci abitano due vecchietti che dentro hanno un laboratorio. Cade a pezzi e ha una marea di spazio con 7 appartamenti devastati. Milano è piena di cascine, è il secondo comune d’Italia per estensione di terreno agricolo. Le cascine a Milano oggi possono diventare luoghi incredibili di aggregazione sociale.

foto credits: Cascinet

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