Dramatrà “Nel mondo post-apocalittico del XXII secolo, racconteremo gli artisti milanesi che saranno usciti dalla tutela del copyright”
Dramatrà è un’associazione culturale che organizza dei veri e propri viaggi nel tempo a Milano con le sue visite teatralizzate. Dramatrà porta il teatro fuori dal teatro, riporta i personaggi di Milano del passato nel presente e lo fa con ironia e sentimento. Dramatrà fa parte della rete Non Riservato, il laboratorio permanente per la socialità creativa negli spazi pubblici di Milano. Abbiamo intervistato Valentina Saracco e Davide Ianni.
Qual è la storia e chi sono i protagonisti che stanno dietro la nascita di Dramatrà ?Â
Per chi ha scelto di portare le persone a vivere la Storia da protagonista, è complicato definire chi sono davvero i protagonisti della nostra storia. La nascita è sicuramente dovuta a Valentina, Davide, Giorgia, Matteo e Alessia, 5 giovani amici tra la Brianza e Milano, che hanno deciso di unire la curiosità per il passato del proprio territorio, l’amore per il teatro e la voglia di portare in città qualcosa che prima non c’era. Ma i protagonisti sono anche le decine di vecchi e nuovi amici che hanno avuto fiducia nell’idea e che hanno contribuito prenotando da subito i primi eventi, sostenendo un pezzettino alla volta le prime visite nei quartieri e i nuovi progetti (fino al 2016, i piccoli contributi del pubblico sono stati l’unica forma di finanziamento dell’Associazione); per non parlare dei collaboratori: attori, attrici, costumiste, autori e meravigliosi tuttofare senza i quali nulla sarebbe potuto accadere.
Andate spesso a teatro, quali sono i vostri teatri milanesi preferiti?
Spesso è una parola grossa, ma sicuramente ci andiamo più che possiamo! Davide è più interessato al circuito dell’improvvisazione teatrale tra Milano e provincia, dove calca anche i palchi come presentatore e improvvisatore. Io, da vera milanese, difficilmente vado oltre i confini dell’hinterland e rimango affezionata ai teatri cittadini. Non amo particolarmente il teatro classico; le cose più belle che ho visto sono state consigliate dai nostri amici/colleghi attori, spesso in spazi al limite del teatrale, in centri culturali, bar con palchetti o simili. Ovviamente nessuno vuole togliere prestigio alle produzioni del Piccolo o dell’Elfo, diciamo che è bene fare un po’ e un po’. E se in cartellone non c’è niente che mi piace, talvolta trasformo il salotto di casa mia in teatro, invitando amici e attori di fiducia.
Quali sono i vostri palcoscenici milanesi all’aperto preferiti?
Penso che i Navigli abbiano un fascino unico e inimitabile. Lì raccontiamo, attraverso le voci di due cantastorie, la vecchia Milano fatta di leggende, tradizioni e antichi mestieri. Siamo particolarmente legati anche a Brera, che è stato il nostro primo palcoscenico, con la storia di Wanda, una dolce prostituta anni ’50 che racconta la Brera segreta, fatta di artisti folli e case chiuse, così come non possiamo non amare il piccolo anfiteatro nel cuore di Parco Sempione, in cui, bonghi permettendo, ambientiamo il finale dei Fantasmi del Parco.
Avete messo in scena, tra i tanti, gli sposi Casa Boschi di Stefano, il conte e la portinaia di Museo Bagatti Valsecchi, le Gallerie d’Italia, le case chiuse di Brera, i fantasmi di Parco Sempione e i delitti intorno al Duomo. Ma anche Leonardo e i Promessi Sposi. Quali luoghi, storie e personaggi milanesi vorreste ancora raccontare?
Da donna, dico che ci sono sicuramente ancora tante altre storie di donne milanesi che andrebbero raccontate. Sentiamo inoltre anche il bisogno di raccontare le storie di persone comuni. Il nostro sogno (attualmente quasi irraggiungibile) sarebbe poter fare un tour all’interno del Monumentale di Milano, narrando le vite delle persone che ora riposano tra quelle mura. La burocrazia però non sempre aiuta i desideri. Saremmo anche felici di completare il circuito delle Case Museo milanesi. Per ora siamo a 2 su 4.
Un altro vostro cavallo di battaglia è il DramaTram dove un bigliettaio e una nobildonna raccontano la Milano del 1928. Quanto costava il biglietto a quell’epoca? In molti portavano canarini e pesci sui tram o sputavano dai finestrini, come c’è scritto ancora oggi sul regolamento?
Nel 1928, sarò sincera, non conosco il costo esatto del biglietto. Posso dirti però che nel 1861, quando arrivano in Piazza del Duomo i nuovissimi omnibus verdi (a otto posti, trainati ognuno da una coppia di cavalli) il biglietto costava 10 centesimi di lire. Il tram è sempre stato un simbolo fondamentale per Milano, e i milanesi ci facevano davvero di tutto. Basti pensare all’esistenza della Gioconda, un tram funebre apposito per il trasporto del feretro e dei parenti, che tra l’altro godevano di un notevole comfort: sedili in velluto, tappezzerie, riscaldamento elettrico e ventilatori estivi!Â
Quali sono le altre Case Museo o Musei d’Impresa di Milano nei quali vorreste entrare?
Sicuramente le altre due case museo milanesi in cui ancora non abbiamo lavorato: Necchi Campiglio e Poldi Pezzoli. E per quanto riguarda le imprese: Campari e Alfa Romeo restano un grande sogno per quello che rappresentano per la storia di Milano e per i suoi abitanti.
Raccontateci il dietro le quinte milanesi. Come sono i rapporti con i gestori dei musei, delle case museo, e anche con l’ATM? Qualche personaggio strano/simpatico?
I musei e gli enti in generale sono fatti di persone, e le persone, fortunatamente, sono tutte diverse tra loro. Ci sono stati musei in cui siamo stati chiamati o accolti a braccia aperte, e musei che ci hanno rifiutato qualunque tipo di dialogo. L’ATM e il Comune sono due enti con cui lavoriamo molto bene, ma che purtroppo si portano dietro, vista la loro grandezza, una serie di limitazioni burocratiche non indifferenti. Finora tuttavia, sempre grazie al fatto che persino dietro i grandi pachidermi burocratici, ci sono comunque singole persone, siamo riusciti a trovare rapporti cortesi e disponibili con tutti. Talvolta quasi innamorandoci addirittura, come alle Gallerie d’Italia, al Touring Club o al Bagatti Valsecchi. Ma non faremo nomi.
Durante i vostri tour si ride, ci si commuove, si balla. Quanto sono importanti le emozioni quando scrivete una sceneggiatura?
Le emozioni sono tutto, sono il centro del nostro lavoro e ovviamente cerchiamo di metterle sempre al centro quando scriviamo. Anche se il vero momento di creazione di empatia ed emozione è durante la messinscena, quando i nostri bravissimi attori riescono a entrare in contatto profondo con i nostri ospiti.
Persino il colore del nostro logo, intorno alle sfumature dell’indaco, negli studi sulla grafica e sui collegamenti empatici, rappresenta l’emotività , il sogno. Esattamente ciò che cerchiamo nei nostri eventi.
Con voi si fanno sempre dei viaggi nel tempo. Facciamone un altro ma in avanti: se fossimo nel 2118, quali storie, luoghi e personaggi della Milano di oggi mettereste in scena?
Nel mondo post-apocalittico del XXII secolo, tutti i migliori cantanti e artisti milanesi saranno usciti dalla tutela del copyright. E finalmente potremo permetterci di raccontare Gaber, Jannacci, Cochi e Renato, Nanni Svampa, Dario Fo e tutti i loro luoghi del cuore. Poi probabilmente sarà tutto in realtà virtuale, ma noi sconvolgeremo il mondo portando le persone a piedi, realmente nei posti. Sarà divertente.
Il più bel complimento che vi hanno fatto?
Uno su tutti: “Mi sono commossa, per due ore ho dimenticato la realtà e mi è sembrato di essere nel 1930”. Pochissimo tempo fa poi, dopo un DramaTram una stupenda signora di 90 anni ci ha ringraziati perché le abbiamo fatto rivedere “la sua Milano”. Abbiamo pianto.
E un complimento surreale?
“Continuate cosi”. Senza accento. Ci fa ancora molto ridere.
Siete arrivati a Monza, Brescia, Pavia, Battipaglia e persino a Lisbona. In quali altre città vorreste portare Dramatrà e perché?
Non abbiamo mire espansionistiche alla Risiko, ma abbiamo sempre pensato di essere partiti da una delle città più difficili in assoluto per una proposta come la nostra: a Milano c’è già quasi tutto, l’offerta culturale è immensa e teoricamente non è neanche un luogo prettamente turistico. Eppure finora abbiamo imparato moltissimo e abbiamo conosciuto una fame di scoperta che neanche nelle nostre migliori previsioni. Perché quindi non allargare il campo ad altri luoghi, anche meno valorizzati di Milano ma ugualmente affascinanti e carichi di storie? Non possiamo svelarvi troppo, ma c’è in atto un progetto di decentralizzazione del nostro lavoro, per andare a raccontare anche le città meno conosciute e le periferie.
A partire da Giugno ad esempio saremo a Casteggio (siete liberi di chiedervi dov’è) per l’inizio di un progetto che animerà una vecchia Certosa, ora museo archeologico, durante tutto il prossimo anno. Mentre il primo maggio ci troverete a Cesano Maderno, in un luogo davvero magico, per una caccia al tesoro.
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