* Le ricette di Karmen * La Kontonjata
Karmen, alta 185 centimetri, è metà inglese e metà croata. Lavora nell’alta moda e sceglie amici che somigliano a Snoopy. Ha zie croate ottantenni che le passano deliziose ricette mediterranee, che lei serve su elegantissimi piatti vittoriani. Sceglie i suoi ingredienti con estrema cura, e a me piace pensare che vada a fare la spesa nel bosco, alle prime luci del mattino. Ogni sabato mattina, una ricetta.
Chi mi segue avrà capito che l’italiano non è la mia prima lingua. Ma dopo tanti anni passati in Italia ormai è come se lo fosse. Vorrei un attimino raccontarvi come l’ho imparato, più ci penso sembra una storia d’antan, forse anche incredibile, ed in un certo senso lo é. Anche se il passato di Dubrovnik sia politicamente e culturalmente legato alla Repubblica di Venezia e il particolarissimo dialetto della cittadina sia piena di parole d’origine italiana, alle scuole elementari alla mia epoca stranamente non veniva insegnato. Mio malgrado ho dovuto optare per il tedesco e il francese (per l’inglese invece sapendolo già, ero sempre volenterosa aiutante dei compiti dei miei compagni). Non che non mi piacessero quelle due lingue (ho realizzato negli anni che crescendo bilingue uno in automatico viene portato verso altre lingue e culture a parte le proprie due) ma era l’italiano che mi ha sempre affascinato e che volevo imparare. Sarà perché l’ho sempre associato a cose belle, raffinate, eleganti, colte e anche, da teenager, cool. L’Italia poi era una mecca per noi Croati dove ai tempi si andava a fare shopping sfrenato. Non vi dico quanto ero felice quando la mia zia m’aveva portato dei Converse neri, un must per una teenager che stava passando la fase “darker”(in Inghilterra non erano ancora arrivati e quindi dopo tanti tentativi della povera nonna siamo passati alla ricerca altrove ha ha). Fatto sta che appena ho avuto più tempo libero liberandomi di altri impegni ho convinto i miei genitori a farmi fare una volta alla settimana una lezione privata d’italiano da una certa Tete Maria.
Tete (che sarebbe “zia” in dialetto) Maria era un’anziana signora di Dubrovnik però di cui la famiglia generazioni e generazioni prima, era d’origine italiana. In città lei aveva una certa reputazione d’essere una bravissima ma severissima e un po’ lunatica insegnante d’italiano e dopo che il corso l’hanno frequentato sia dei cugini che amici, mi sono avventurata pure io. E sì, vi giuro, ogni lezione era una vera avventura. Cominciando dall’ingresso nella sua casa. Tete Maria abitava proprio nel cuore storico della piccola città entro le mura medievali nel quartiere, pensate un po’, del nome Karmen da cui infatti in parte ho preso il mio nome (anche dall’opera di Bizet di cui i miei genitori erano appassionati). Abitava in una vecchia ma curiosissima casa d’epoca su un piano intero che era grandezza d’una ampia stanza di soggiorno dove c’era praticamente tutto che le poteva servire non essendo molto agile considerando la sua ormai tenera età (solo il bagno era da parte, ovviamente). Ma per accedere a questo piano la procedura non era così “ortodossa”, diciamo, e andava così.
Arrivavo sotto la finestra di casa sua e dovevo urlare “Tete Maria!!!!”(un po’ di volte, era un pochino sorda poverina) e poi finalmente sentivo uno scricchiolio e vedevo calare lentamente dal buio della finestra, su una corda, un cestino con dentro la chiave del portone. Poi m’affrettavo al portone siccome Tete Maria non era conosciuta per la sua pazienza, attraversavo attentamente il giardino e correvo su per le scale per arrivare al suo piano per iniziare la lezione. All’uscita invece appena giravo il portone, il cestino m’aspettava già per metterci dentro la chiave e poi saliva su pian pianino. Neanche qui non si vedeva persona, come se fosse opera di un fantasma. Non vi sembra un racconto da una favola, quasi inventato? Non mi sembra vero che ho vissuto certe esperienze considerando la nostra odierna vita nella società digitale. Invece questa è verissima, ve lo giuro, ha ha… Anche se le voci correvano che Tete Maria sapeva essere severa e scorbutica, doveva essersi accorta da subito della mia passione per la lingua dei suoi avi, e avevamo un buon rapporto professoressa/alluna. Mi faceva sempre tenerezza vedendola tutta raggomitolata sulla poltrona tra strati e strati di maglioni e coperte anche d’estate e sapendola vivere da sola, spesso magari le portavo qualche dolcetto inglese fatto in casa dalla mia mamma. Era un azzardo ma vedevo che le faceva piacere e che era curiosa di conoscere ed assaggiare cose nuove. Lei invece una volta verso il periodo natalizio mi ha offerto una delizia davvero squisita che non avevo mai assaggiato prima. Si trattava di un dolce antico di Dubrovnik fatto di mele cotogne di gusto particolarissimo presentato su delle foglie di alloro. Mi ero davvero commossa e mi sentivo onorata perché voleva dire che malgrado essendo per lei uno grande sforzo, cercava di mantenere certe tradizioni a cui ci teneva.
E poi anni e anni dopo sempre verso il periodo natalizio a Harrods, pensate un po’, nel loro glorioso FOOD HALL nel reparto “delicatessen” l’ho trovato proposto insieme ai formaggi francesi, quelli belli tosti, che bisogna portare a casa sottovuoto per via della puzza di piedi sudati ma che sono buonissimi ed irresistibili. Ero davvero meravigliata e di nuovo commossa avendomi fatto tornare in mente la leggendaria Tete Maria. L’ho comprato subito e cosi ho scoperto che davvero ci sta divinamente con dei formaggi. E che vi consiglio vivamente!!!!!
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INGREDIENTI:
1 kg & ½di mele cotogne sbucciate
1 kg di zucchero
2 pachettini di zucchero di vaniglia
una spruzzatina di chiodi di garofano macinati
dell’acqua
150 g di noci sbricciolati
delle foglie di alloro
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1 • Tagliate le mele cotogne a cubetti, coprite d’acqua e cuocete. Appena soffici, schiacciate la massa bene. 2 • Aggiungete lo zucchero, lo zucchero di vaniglia e i chiodi di garofano. Cuocete il tutto finchéla massa non diventi densa. Ci vorranno almeno un paio d’ore e la massa va costantemente mescolata in modo tale che non si appiccichi al fondo della pentola. 3 • Quando sufficientemente cotta, aggiungete le noci sbricciolate. Cuocete per altri 10 minuti, poi la massa è pronta. 4 • Versate la massa dentro dei stampi precedentemente bagnati con dell’acqua fredda. 5 • Lasciate ad asciugare per 2/3 giorni (il clima migliore èla bora con il sole). 6 • Quando la kontonjata è pronta, toglietela dai stampi e mettete in frigorifero. 7 • Prima di servire, arrangiate su un piatto da presentazione o su un vassoio delle foglie d’alloro e mettete su la kontonjata o intera o a pezzetini. 8 • Va mangiata o da sola o come acoompagnamento ai formaggi forti. In tal caso diventa una cosa chichetosa e molto ricercata.
P.S.La kontonjata di solito si prepara in autunno nel periodo della maturazione delle mele cotogne ma dopo può essere conservata in frigo o freezer per consumazioni future durante l’anno. Al pranzo di Natale farete davvero una bella figura!
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onalimlericettedik@gmail.com
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Teapot Woman — illustrazione di Myra Butterworth
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