Bonvesin De La Riva e Le Meraviglie di Milano
by Isabella
A Natale ho ricevuto in regalo il libro “Le Meraviglie di Milano” di Bonvesin De La Riva. Bonvesin De La Riva nacque a Milano nel 1240, fu maestro di grammatica e anche frate terziario dell’Ordine degli Umiliati. Nel 1288, in epoca viscontea, scrisse in latino il trattato “De magnalibus urbis Mediolani”, ovvero “Le Meraviglie di Milano” in cui elogia senza ritegno Milano da ogni punto di vista. La elogia per la sua posizione, per le sue abitazioni, per i suoi abitanti, per la sua fertilità, per la sua forza, la sua costante fedeltà, per la sua libertà e per la sua dignità.
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Non è chiaro se Bonvesin fosse accecato dall’amore per Milano o dall’amore per i Visconti, ma egli non intravide mai alcun difetto nella città. Trascrivo qui i brani più esilaranti, cioè scusate volevo dire, più significativi.
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LA FORMA
Milano ha forma circolare, a modo di un cerchio; tale mirabile rotondità è il segno della sua perfezione.
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IL NOME
Inoltre si deve anche sottolineare che nel nome Mediolanum vi sono tutte e cinque le vocali, che occupano ciascuna un posto in ogni sillaba. Se ne deduce che, come il vocabolo della nostra città non manca di nessuna vocale, così anche la città non manca di alcun bene effettivo che sia necessario ai cinque sensi dell’uomo.
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LA POSIZIONE
Milano è situata in una posizione mirabile; fulgida prova ne è il fatto che vi trovano numerosissime persone molto vecchie, uomini e donne, che ci vivono fino a età decrepita.
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I MILANESI
I nativi di Milano di ambo i sessi sono di una statura particolare; hanno aspetto sorridente e piuttosto benevolo; non ingannano; usano malizia meno degli altri popoli, così che sono distinguibili anche più degli altri dalle restanti popolazioni.
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LA FERTILITA’
I nostri territori, fertili di feraci frutti, producono una così grande e così mirabile abbondanza di ogni sorta di granaglie (grano, segale, miglio, panico, fave, ceci, fagioli, cicerchie, lenticchie) e di frutta (ciliegie aspre e dolci, prugne bianche, rossicce, gialle e damaschine, pere, more, fichi, nocciole, giuggiole, pesce, uve, mandorle, pomi cotogni). Appaiono poi, in quantità immensa, le castagne, quelle comuni e quelle nobili, che vengono chiamate marroni. Cucinate in diverse maniere esse rifocillano abbondantemente le nostre famiglie. Si fanno cuocere verdi sul fuoco e si mangiano dopo gli altri cibi al posto dei datteri e a mio giudizio hanno un sapore più buono di quello dei datteri. Le nespole appaiono numerosissime nel mese di novembre. Le bacche di olivo si raccolgono in qualche luogo del nostro contado, anche se non sono estremamente sovrabbondanti, e così pure le bacche di lauro, da prendersi con il vino caldo solamente contro il male al ventre. La nostra terra invece non produce datteri né pepe né le numerosissime spezie d’oltremare: non mi dispiace, perché tali piante le producono solo luoghi aridi e torridi.
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I NUMERI
1• I notai sono più di millecinquecento, moltissimi tra loro sono ottimi estensori di contratti. 2 • I periti medici, che vengono chiamati comunemente fisici, sono ventotto. 3 • I professori di grammatica sono otto, e insegnano con grande impegno e diligenza. 4 • I chirurghi delle diverse specialità sono più di centocinquanta. 5 • Sei, sono i trombettieri principali del comune, uomini dignitosi ed egregi, i quali, in onore della loro così grande città, non solo possiedono cavalli, ma conducono anche una vita decorosa alla maniera dei nobili. Essi suonano la tromba in modo mirabile, diverso da quello di tutti gli altri trombettieri del mondo. 6 • I forni in città, sono trecento. 7 • I bottegai che vendono al minuto un numero incredibile di mercanzie, sono sicuramente più di mille. 8 • I macellai sono più di quattrocentoquaranta. 9 • I fabbri che attaccano zoccoli di ferro ai quadrupedi sono circa ottanta; quanti siano fabbricanti di selle, freni, sproni e staffe, non sto a dirlo. 10 • Persone conoscitrici dell’arte dell’ozio, nessuna. Ah no, scusate questo non era nel libro di Bonvesin.
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LAVORO GUADAGNO – PAGO PRETENDO
Da quanto s’è detto risulta evidente che nella nostra città chi ha sufficiente denaro vive ottimamente, sapendo di avere a portata di mano tutto quanto può dare piacere all’uomo.
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UN PARADISO
Chi osserverà attentamente e diligentemente con i suoi occhi tutte queste cose, non troverà mai, anche girando il mondo intero, un simile paradiso di delizie.
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GRAZIE Bonvesin De La Riva, aprirò il tuo preziosissimo libro ogni qualvolta sarò assalita da un momentaneo e ingiustificato sconforto, certa di ritrovare fra le tue parole l’entusiasmo originale. Però Bonvesin, devi perdonarmi, ma in me si agita un dubbio:
ma una gitarella fuori città te la sei mai fatta?
Bonvesin si rivolterebbe nella tomba se sapesse di essere strumentalizzato come testimonial dagli esaltati che vogliono riesumare i navigli dopo 60 anni buttando all’aria la città per farla tornare con l’aspetto che aveva nel 1288. Invece di scimmiottare Amsterdam, potrebbero ricordare che Vienna costruì la Ringstrasse demolendo i bastioni