Cinzia Parnigoni, la restauratrice del David di Michelangelo
by Isabella
Sto frequentando un corso al Museo del 900 e uno dei compiti che mi hanno assegnato è di scrivere un racconto dal titolo “La restauratrice”. E così, cercando ispirazione, ho scoperto Cinzia Parnigoni, che si è occupata del restauro del David di Michelangelo. Il racconto non l’ho ancora finito ma intanto le ho scritto e le ho proposto di incontrarci al caffè del Museo del 900. Cinzia è una milanese che ama Milano.by Isabella
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Onalim: Ciao Cinzia, posso darti del tu?
Cinzia: Sì, certo.
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Onalim: Ho letto che inizialmente il restauro del David di Michelangelo non era stato affidato a te.
Cinzia: Il lavoro è stato affidato a me in un secondo momento. Il restauro del David era stato affidato a un’altra restauratrice, che era una mia compagna di corso quando studiavo a Firenze all’Opificio delle Pietre Dure. Che il restauro dovesse farlo lei, si sapeva già da tanti anni, aveva già presentato un progetto e un preventivo che era stato approvato da tutti. Io chiesi una volta alla direttrice del museo quante possibilità avessi di restaurare il David, perché ero lì in Galleria a lavorare, stavo restaurando I Prigioni di Michelangelo, che sono nella stessa sala del David, per cui ho osato fare una domanda del genere. Lei mia ha guardato con gli occhi sgranati e mi ha detto “Nessuna”..
Onalim: Nessuna.
Cinzia: Sì, io ho pensato “Oddio, non farò mai più una domanda del genere”. E così quando è stato il momento hanno fatto una conferenza stampa in cui hanno annunciato a tutto il mondo che il restauro avrebbe avuto inizio per opera della restauratrice Agnese Parronchi. Invece poi le cose si sono ribaltate perché Agnese non è andata d’accordo con il comitato scientifico. Lei aveva fatto un progetto che nessuno aveva letto. Fatto sta, che quando le hanno chiesto delle modifiche, sono entrati in conflitto, Agnese non ha accettato nessun compromesso e ha dato le dimissioni.
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Onalim: Ed ecco che quella domanda che avevi fatto…
Cinzia: Sì. Così il restauro è arrivato a me.
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Onalim: Com’è arrivata la notizia?
Cinzia: E’ arrivata con una telefonata della dottoressa Falletti, con la quale poi ho stretto amicizia. Mi ha chiamata e mi ha detto che aveva una cosa da dirmi ma che mi dovevo sedere. Io le ho detto “Cosa c’è?” e lei “Ti devo parlare del David”. E io “Oramai sarà quasi finito il restauro” e lei mi disse “No, il restauro del David non è ancora cominciato” e io “Ma cosa avete fatto in tutto questo tempo?” e lei “Abbiamo solo litigato”. E poi “Agnese ha dato le dimissioni e io ho pensato a te”. Ed eccoci qua.
Onalim: Chissà che emozione!
Cinzia: Sì, io ero incredula. Non è stato facile, ero tra due fuochi. Agnese non è andata via senza lasciare tracce, c’era un gruppo che la difendeva che davano addosso a me senza neanche conoscermi. Però io ho stretto i denti, e ho pensato “Nessuno potrà farmi perdere questa opportunità”.
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Onalim: Poi tu hai formato la squadra.
Cinzia: Il comitato scientifico era già formato. Mi hanno chiesto un progetto, io l’ho fatto e al 90% era in linea con quello che avrebbero voluto da Agnese, quindi è stato facilissimo andare d’accordo con tutti. Si è trattato di pulire il David con l’acqua distillata, applicata con più metodi: in alcuni punti è stata applicata con degli impacchi, in altri con la carta giapponese o con piccoli tamponi di cotone idrofilo. Un sistema molto semplice.
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Onalim: Il David non era molto danneggiato.
Cinzia: Vedendolo da vicino in realtà era molto più conciato di come uno potesse immaginare, nonostante fosse protetto da più di un secolo all’interno di un museo..
Onalim: Com’è stare così vicini al David di Michelangelo?
Cinzia: La cosa più difficile è stata proprio quella, avere a che fare con una scultura emotivamente così impegnativa. La scultura è grandissima..
Onalim: 5 metri più 2 di base.
Cinzia: Eh, sì. Quando mi sono trovata a tu per tu, è stato abbastanza spaventoso. E poi durante tutti i mesi di lavoro non potevo dimenticare che quella scultura era stata scolpita da Michelangelo.
Onalim: E’ cambiato il tuo rapporto con il David prima e dopo il restauro?
Cinzia: Sì, fino all’inizio del lavoro avevo un po’ snobbato il David. Il David mi è sempre piaciuto, quando ero ragazzina, ce l’avevo appeso in camera.
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Onalim: Al posto dei poster dei cantanti tu avevi il David?
Cinzia: Sì. Ma con il tempo crescendo avevo cambiato un po’ gusti apprezzando maggiormente altre opere di Michelangelo, tra le quali I Prigioni, quattro sculture non finite cariche di fascino, mentre il David era il bellone che vogliono tutti.
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Onalim: Il più bello della scuola.
Cinzia: Sì. Prima di cominciare il restauro ho studiato bene la storia del David che non conoscevo così approfonditamente. E allora ho capito molte cose. Michelangelo era giovanissimo quando l’ha scolpito, aveva 21 anni. Era un ragazzino che era riuscito a fare quest’opera sfruttando un pezzo di marmo di dimensioni straordinarie. Un blocco lavorato già da altri due scultori noti, che l’avevano scartato perché era un blocco scadente e pieno di problemi. E Michelangelo è riuscito a fare un capolavoro.
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Onalim: Alla faccia di chi si nasconde dietro le scuse.
Cinzia: Quest’uomo doveva avere una testardaggine e un talento fuori dal comune. Quando conosci la storia, non puoi fare a meno di amare il David perché capisci che è una sfida tra un uomo e la natura, una sfida vinta dall’uomo! Io da dieci anni, ogni tre mesi, ho un appuntamento fisso con il David.
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Onalim: Vai a trovarlo?
Cinzia: Vado a fare la manutenzione. Lo sto coccolando da 10 anni. E’ un rapporto ormai consolidato..
Onalim: Nel racconto che sto scrivendo, ho immaginato che tu amassi arrivare prima delle altre restauratrici e andare via dopo di loro, per restare un po’ da sola con il David.
Cinzia: In effetti, succedeva esattamente questo. Ma tu devi sapere che io ho restaurato il David a museo aperto, quindi ero un’attrazione in più e la gente vedendomi all’opera era ancor più eccitata del solito e questo non mi aiutava a trovare la giusta concentrazione. Certe volte scendevo dal quel ponteggio con le crisi isteriche perché non riuscivo a lavorare come avrei voluto. Cercavo di arrivare molto presto, prima dell’apertura, poi andavo a casa e tornavo la sera tardi, poco prima della chiusura e mi fermavo fino alle 9 quando poi inserivano gli allarmi. Era necessario stabilire questo contatto un po’ intimo. Io sono una persona di natura timida e credo che se sono riuscita a raggiungere certi livelli nel mio lavoro è anche grazie a questa caratteristica, perché la timidezza mi ha imposto, quasi sempre, di avere una certa soggezione dell’opera. Mi ha sempre fatto mettere in secondo piano.
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Onalim: Non come Cecilia Gimenez, la “restauratrice” spagnola, che ha rovinato un affresco.
Cinzia: Non la conosco..
Onalim: Ti farò vedere il suo restauro. Scusa la domanda un po’ superficiale, ma qual è la parte più bella del David?
Cinzia: Questo me l’hanno chiesto tutti. Il mio punto preferito è il lato b. Assolutamente..
Onalim: E’ fatto bene?
Cinzia: E’ una meraviglia. Ma anche i piedi sono bellissimi. Il contorno della bocca è fantastico..
Onalim: Il guardiano della sala del David che tipo era?
Cinzia: I custodi del Museo dell’Accademia sono tanti, una cinquantina, e si alternano. Io li ho conosciuti tutti. Bene o male quando gli capita di stare in quella sala danno di matto perché è la sala più difficile da gestire. E’ un museo affollatissimo dove la gente vocia e si trovandosi davanti questo gigante esterna le sue emozioni in modo incontenibile e spesso in modo colorito. I custodi hanno un gran da fare.
Onalim: Visto che tu sei di Milano, qual era il tuo museo preferito da bambina?
Cinzia: Io sono di Milano, ma a un certo punto ci siamo trasferiti in Brianza, quindi da piccola sfogliavo solo i libri e guardavo le fotografie. Poi al liceo ho cominciato a venire a Milano mi piaceva molto la sezione egiziana del Castello Sforzesco, Brera e poi mi è sempre piaciuto il Poldi Pezzoli.
Onalim: Bellissimo il Poldi Pezzoli. E invece adesso?
Cinzia: Diciamo che i tre che ho menzionato restano. A Brera ho fatto molti lavori, devo molto a Brera. E anche al Poldi Pezzoli dove ho restaurato una delle opere più importanti: la Fiducia in Dio di Lorenzo Bartolini. Mi piace anche il Museo del 900, anche se non sono una grande ammiratrice dell’arte contemporanea, perché spesso non la capisco, però questo museo è un bel contenitore. E siccome a me piace anche l’architettura, mi piace venire qua.
Onalim: Il David è stato scelto come simbolo dell’Expo.
Cinzia: Sì. Io venerdì prossimo sarò a Firenze ed era mia intenzione chiedere qualcosa in più. Qualcuno è piuttosto critico con questa scelta, alcuni hanno detto “Ma cosa c’entra Milano con il David?” magari in parte hanno anche ragione ma non deve essere stato così facile scegliere un simbolo che fosse conosciuto da tutti che rappresentasse la bellezza.
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Onalim: In effetti l’argomento dell’Expo è nutrire il pianeta, non la bellezza.
Cinzia: Avrebbero potuto cambiare genere, scegliere qualcosa che avesse a che fare con la natura, per esempio un albero.
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Onalim: Però è curioso che il simbolo dell’Expo non abbia a che fare con Milano. Mi fa pensare al fatto che Milano sia l’unica città a vendere i souvenir delle altre città…
Cinzia: La gondola…
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Onalim: Sì!
Cinzia: Questa è la “generosità” dei milanesi.
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Onalim: Ma secondo te perché Milano non è considerata una città d’arte?
Cinzia: Milano negli anni è stata identificata di più con altre caratteristiche che con i suoi aspetti artistici e storici. La città si è evoluta nei secoli mettendo in secondo piano le sue bellezze anche un po’ colpa dei milanesi stessi che hanno preferito l’efficenza all’estetica..
Onalim: Il Duomo per esempio bellissimo.
Cinzia: Vuoi mettere il Duomo di Milano con Notre Dame?.
Onalim: Recentemente hai lavorato anche per il Museo del Duomo.
Cinzia: Sì, Qualche giorno fa hanno inaugurato il muovo Museo del Duomo che è prettamente scultoreo. Ci sono un paio di sale dove il 99% di quello che è esposto l’ho restaurato io con l’aiuto delle mie collaboratrici. E’ stato un bell’incarico, ho restaurato parte della collezione dei modelli in gesso e in terracotta. Gli artisti quando si proponevano alla veneranda fabbrica dovevano presentare un bozzetto per dimostrare quello che sapevano fare e quindi alcune di queste prove d’ingresso particolarmente belle e pregiate sono state conservate oltre ai modelli delle sculture in marmo.
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Onalim: Quante sono?
Cinzia: tra prove d’ingresso e modelli sono circa 700. Io ne ho restaurate 200.
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Onalim: Quanto sono grandi?
Cinzia: Da 40 centimetri a un metro e trenta. E’ stato un bel lavoro che ho fatto per la mia città. E’ una gioia.
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Onalim: Ti ringrazio tantissimo. Ti farò leggere il racconto.
Cinzia: Sì, grazie sono molto curiosa.
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Onalim: Il racconto è completamente di fantasia, e ho scritto che da ragazzina facendo pugilato avevi rotto il naso a una ragazza. Ma non sono molto convinta.
Cinzia: Sai che a Michelangelo, durante una lite con un suo rivale ruppero il naso?
Onalim: Davvero?
Cinzia: Sì.
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Onalim: Allora non lo cambio.
Cinzia: Va bene, lo aspetto.
Ciao Isabella.
Mi è piaciuta la domanda : Ma secondo te perché Milano non è considerata una città d’arte?
Sono d’accordo con Cinzia Parnigoni, credo che la risposta sia proprio nell’animo dei milanesi. E non giudicherei come giusto o sbagliato questo modo di essere. Mi spiego: Milano è antichissima. Ci sono degli scavi condotti vicino a Palazzo Reale che documentano l’esistenza di un nucleo mediolanense già nel VI e V sec a.C., molto prima dei Romani, ci sono le Terme Erculee del IV sec e da allora la zona è sempre stata abitata … ma i milanesi non hanno mai valorizzato le loro vestigia. Se guardano al passato piuttosto guardano storia e persone, non i reperti visivi. Hanno sempre preferito ricostruire e andare avanti piuttosto che mantenere. Nei tempi moderni quando qualche ruspa ha individuato pezzi archeologici – per esempio durante la costruzione della linea M3 – la sovraintendenza ha bloccato i lavori il tempo necessario per asportare con amore il nostro passato e permettere di continuare a costruire il futuro. I milanesi guardavano dalle passerelle approntate per l’occasione. Ma è così da sempre. Milano è stata smantellata dai Goti, dai Visconti,dagli Sforza, dagli Spagnoli dagli Austriaci ed è sempre rinata vivace e capace di rifarsi un nuovo significato. Milano non si ferma, a Milano è difficile “passeggiare”. Ma è ricca di arte che viene “usata” (non sempre con intelligenza) più che conservata come oggetto da esposizione come succede in alcuni casi per esempio a Firenze o Roma spesso vittime di un certo immobilismo (basti pensare alle polemiche per la sistemazione dell’Ara Pacis a Roma). Scusa la lungaggine ma non aver saputo trovare un simbolo più milanese del David per l’Expo significa non aver riflettuto sull’anima di questa città e forse sull’Expo come confronto internazionale.
Ti farò altre domande sui milanesi, sei preparatissima. 🙂
Vorrei gentilmente sapere Michelangelo quando ha scolpito il Davide a quale modello si é ispirato e quanti anni avesse
Grazie
I find it so impressive about the whole thing…It gives us knowledge and learned more about Michaelangelo’s work or art. It’s so important that we must treasures what he has done for our future generations.
in realtà aveva 26 anni quando iniziò il David